Piscina Comunale di Crotone chiusa da 13 giorni: oltre 650 atleti senza un punto di riferimento
Da 13 giorni la Piscina Comunale di Crotone è chiusa: 650 utenti senza attività, percorsi educativi interrotti e un presidio sociale a rischio
La Piscina Comunale Olimpionica di Crotone resta chiusa. Una serrata che, giorno dopo giorno, sta diventando una ferita aperta per la città e un peso sempre più insostenibile per le oltre 650 persone associate a Bludea: bambini, ragazzi, adulti, atleti agonisti, paralimpici, nuotatori master, pallanuotisti, praticanti di acquafitness, apnea e sub, oltre alle famiglie che considerano la struttura un presidio essenziale di salute, educazione e socialità.
Dopo mesi di interlocuzioni tra Amministrazione comunale e gestori, l’ingresso della piscina è sbarrato da 13 giorni. Una chiusura che priva centinaia di utenti non solo dell’acqua in cui allenarsi, ma di un luogo che negli anni è diventato punto di riferimento, spazio di crescita e ambiente di incontro e inclusione.
Tra gli associati figurano molte persone con disabilità, per le quali la piscina rappresenta un luogo insostituibile: un contesto in cui hanno trovato autonomia, competenza, libertà e riconoscimento. Per loro non si tratta semplicemente di cambiare disciplina sportiva: significherebbe perdere routine, relazioni, un ambiente sicuro costruito nel tempo, spesso con grandi sacrifici personali e familiari. La chiusura interrompe percorsi educativi e relazionali che non possono essere ricreati altrove.
In una città come Crotone, dove la povertà educativa raggiunge livelli tra i più alti del Paese, le attività natatorie sono molto più di un passatempo: rappresentano un presidio culturale, sociale e preventivo, un argine alla marginalità e alla dispersione scolastica. Negli anni, la struttura ha formato generazioni di giovani insegnando rispetto delle regole, collaborazione e condivisione degli spazi.
La piscina ha rappresentato anche un modello concreto di integrazione. Grazie alla collaborazione con Rari Nantes, un gruppo di richiedenti asilo ha potuto frequentare gratuitamente corsi di nuoto, sperimentando non solo uno sport nuovo, ma un autentico percorso di accoglienza e inclusione. Un patrimonio che oggi rischia di andare perduto.
Genitori e atleti chiedono ora all’Amministrazione comunale di riconoscere l’importanza strategica della struttura e di attivarsi immediatamente per la riapertura, fornendo tempi certi, decisioni chiare e garanzie perché situazioni simili non si ripetano.
“La piscina aperta per tutti non è solo sport: è cura, salute, inclusione, prevenzione. È un diritto”, affermano i firmatari dell’appello. “Non vogliamo promesse: vogliamo risposte e responsabilità.”
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