Tutti in difesa del Porto di Gioia Tauro, a rischio posti di lavoro

Tutti in difesa del Porto di Gioia Tauro: questa mattina vi è stato un flash mob presso l’infrastruttura, a cui hanno aderito i sindaci del territorio, terminalisti, operai, il presidente della Region...

A cura di Redazione
17 ottobre 2023 16:15
Tutti in difesa del Porto di Gioia Tauro, a rischio posti di lavoro -
Condividi

Tutti in difesa del Porto di Gioia Tauro: questa mattina vi è stato un flash mob presso l’infrastruttura, a cui hanno aderito i sindaci del territorio, terminalisti, operai, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, imprenditori, l’Autorità portuale, i sindacati, oltre ai rappresentanti delle associazioni datoriali e di categoria, della curia e delle istituzioni. La protesta è stata contro l’entrata in vigore della direttiva dell’Unione Europea sulle emissioni che penalizzerebbe lo scalo in provincia di Reggio Calabria.

Occhiuto: “C’è uno spiraglio”

Ieri ho sentito il ministro Gilberto Pichetto Fratin con il quale sono stato in quotidiano contatto nelle ultime settimane. Gli avevo chiesto di porre la questione della deroga per il porto di Gioia Tauro al tavolo dei Ministri dell’Ambiente dell’Ue. Lo ha fatto. Lo ringrazio, parrebbe che ci sia uno spiraglio“. E’ quanto ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.

“Non è semplice – ha aggiunto il Governatore – perché come al solito l’Italia si accorge degli effetti delle decisioni europee nella fase discendente e non partecipa invece nella fase ascendente a produrre decisioni che rispettino l’mabiente ma che siano economicamente sostenibili”.

Le conseguenze di un eventuale, anche solo parziale, abbandono del porto di Gioia Tauro – sostiene il presidente di Unioncamere Calabria Antonino Tramontana  – sarebbero rilevanti sul piano economico, occupazionale e logistico non solo regionale, ma dell’intero Paese. Non occorre ricordare le difficoltà della regione quando si valuta l’impatto di mettere a repentaglio un’occupazione diretta che attualmente conta 1.600 lavoratori portuali e che produce un indotto di circa 4.000 unità. La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno doveroso e imprescindibile, che deve interessare però tutti i soggetti in ugual misura, evitando di introdurre norme che vanno ad alterare le regole che disciplinano gli equilibri tra domanda e offerta di un intero settore economico”.

“Stoppare l’applicazione della direttiva Ue ‘Fit For 55’ che minaccia danni irreversibili all’economia prodotta dall’infrastruttura portuale principale della Calabria. È l’appello che rivolgiamo a tutte le rappresentanze politiche, nazionali ed europee, affinché si impedisca la perdita di competitività degli scali europei, a partire dal Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza del Sud e del Paese. A ognuno è richiesto di fare la propria parte. Il 23 ottobre, in Consiglio regionale, approveremo una specifica mozione, per contribuire a fermare un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani. È una scelta dissennata, che, da un lato, non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2 e, dall’altro, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, non aiuta l’Europa, a pochi mesi dal voto, a rinforzare nei cittadini la fiducia nei suoi valori fondanti”.  È quanto dicono il vicepresidente del Consiglio regionale Pierluigi Caputo (in rappresentanza del presidente Mancuso) e i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (FdI), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro) e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia), che hanno partecipato alla mobilitazione a Gioia Tauro.

Il porto di Gioia Tauro presenta un’ottima dotazione infrastrutturale e offre servizi, anche rispetto all’intermodalità (80 treni al giorno). La situazione attuale deriva da investimenti (per citarne alcuni: commesse pubbliche negli ultimi 20 anni 179 milioni di euro; investimenti dei terminalisti negli ultimi 10 anni 230 miloni), mentre sono in corso altrettanti finanziamenti per migliorare ulteriormente l’accessibilità stradale e ferroviaria dello scalo, nonché ad esempio per la sostenibilità ambientale, mediante l’elettrificazione della banchina RO-RO, per ridurre l’impatto delle navi in sosta nel porto”.

Così scrive Pasqualina Straface, consigliera regionale:

Ho partecipato quest’oggi, insieme al Presidente Occhiuto e ai colleghi Consiglieri regionali di maggioranza, alla manifestazione di protesta organizzata in difesa del Porto di Gioia Tauro, che rischia un forte ridimensionamento e una grave ricaduta in termini economici ed occupazionali a causa di una scelta errata dell’Unione Europea. Con il pacchetto “Fit for 55”, infatti, si vorrebbe disincentivare l’uso di inquinanti applicando al trasporto marittimo il concetto di scambio di emissioni, ovvero la tassazione progressiva in base all’inquinamento prodotto prevedendo il 100% per le tratte fra due porti europei, il 50% per le tratte fra un porto europeo ed uno extraeuropeo, e nessuna tassazione per le tratte fra i porti extra Ue. In sostanza si andrebbero a penalizzare i porti come Gioia Tauro, che da solo movimenta il 76% del traffico dei container, mentre quelli non europei resterebbero esenti.
Chiediamo con forza la correzione di questa norma sbagliata, affinché si possano interessare tutti i porti del Mediterraneo senza distinzione garantendo così il libero mercato senza penalizzare un’infrastruttura a discapito di un’altra.
Colpire l’infrastruttura di Gioia Tauro vuol dire colpire l’economia calabrese e l’occupazione, e pertanto il messaggio che oggi abbiamo voluto lanciare è inequivocabile: il porto di Gioia Tauro non si ferma!

Porto Gioia Tauro: Cgil e Filt, oggi presidio lavoratori contro rischio perdita occupazione

Direttiva Ets nel settore marittimo sia governata tutelando il lavoro

“Pur ritenendo indispensabile mettere in campo azioni propedeutiche alla tutela dell’ambiente e utili a mitigare gli effetti del riscaldamento globale, crediamo che l’allargamento del sistema ETS al mondo marittimo debba essere governato con intelligenza. L’esempio del Terminal Container di Gioia Tauro, che rischia di subire a partire dal 2024 una drastica e inaccettabile perdita di posti di lavoro, dovrebbe far riflettere. Oggi i lavoratori del porto calabrese sono in presidio”. È quanto dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio.

“Chiediamo di utilizzare in maniera prevalente i fondi delle tasse introdotte dal sistema ETS per finanziare la conversione di navi inquinanti e per l’eventuale ammodernamento di flotte”, proseguono i dirigenti sindacali. “Il tutto collegando tali finanziamenti ad un sistema che premi il numero di approdi effettuati in più scali nei paesi dell’Unione europea”. Per i due segretari “è necessario che l’Europa e l’Italia assumano l’iniziativa di un coordinamento del Mediterraneo sulle politiche di transizione ambientale nel settore marittimo, che altrimenti rischiano di determinare una concorrenza tra Stati pericolosa quanto inefficace sugli obiettivi di diminuzione dell’inquinamento”.

“Allo stesso tempo – spiegano – abbiamo la necessità di un piano straordinario di intervento sul porto di Gioia Tauro che sviluppi attività infrastrutturali di retroportualità e intermodalità e l’insediamento di aziende, anche pubbliche, che diano il segno di una forte presenza dello Stato sul territorio. Di fronte alla possibilità della messa in discussione dei Terminal Transhipment contenitori ed auto più importanti del Mediterraneo, con oltre 4mila posti di lavoro tra diretti ed indiretti in una terra così martoriata, è necessario – concludono Gesmundo e Malorgio – che le istituzioni a tutti i livelli facciano la propria parte”.

 

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui CrotoneOk