(VIDEO) Una Santa Messa per non dimenticare l'alluvione e per rilanciare l’impegno verso la tutela del territorio

Una Messa nel segno della memoria e della responsabilità verso il Creato

A cura di Redazione
14 ottobre 2025 20:41
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Una data che la città non potrà mai dimenticare. Il 14 ottobre 1996 una terribile alluvione travolse Crotone e il suo territorio, causando danni ingenti e, soprattutto, la perdita di sei vite umane.

Per onorare la memoria delle vittime e rinnovare l’impegno collettivo sulla prevenzione del rischio idrogeologico, si è svolta una Santa Messa presso la parrocchia del Sacro Cuore, nella borgata San Francesco, presieduta dal parroco don Stefano Cambria.

Durante la celebrazione sono stati ricordati Paolo Pupa, travolto dalla furia dell’Esaro, insieme a Angela Trovato (72 anni), Luca Buscema (23 anni), Bruno Commisso (34 anni), Luca Tavano (23 anni) e Michela Cicchetto (22 anni): sei vite spezzate che rappresentano ancora oggi un monito per tutti, affinché non si abbassi mai la guardia sulla sicurezza del territorio.

Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco di Crotone Vincenzo Voce, l’assessore alla Cultura Nicola Corigliano e i rappresentanti delle associazioni Italia Nostra, Laudato Sii e del Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK), promotori dell’iniziativa commemorativa.

Le associazioni hanno colto l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni: realizzare un Parco Naturale Archeologico dedicato alle vittime innocenti dell’esondazione del 1996, un luogo di memoria e di educazione ambientale, per trasformare il dolore in un segno concreto di speranza e responsabilità civica.

Nel suo intervento, don Cambria ha rivolto ai presenti parole di grande intensità, ispirate alla “cura del Creato”, tema tanto caro a Papa Francesco. “Dio – ha ricordato – ha affidato all’uomo la custodia del creato. Ma quando l’uomo dimentica di essere creatura e si illude di essere il padrone dell’universo, allora nasce la violenza contro le cose create. È in quel momento che la natura, ferita e tradita, si ribella. Custodire la terra significa prendersene cura, prevenire, costruire nel rispetto e non nello sfruttamento. Costruire, in fondo, vuol dire amare: impegnarsi affinché tutto ciò che ci circonda resti bello, sicuro, accessibile per ogni uomo, credente o non credente. Queste giornate non servono per accusare, ma per prendere coscienza. Ognuno, nel proprio ruolo, può fare la propria parte per rendere il creato più armonioso, più umano, più giusto.”

Un desiderio, ci hanno detto i presenti, di costruire una Crotone più sicura e più rispettosa della propria terra, con l'appello alle istituzioni di fare prevenzione.

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