Vito Teti: “La Calabria rischia di svuotarsi, ma la restanza è un atto di speranza”

Il noto antropologo riflette sullo spopolamento, sui giovani che vanno via e sulla necessità di dare dignità ai paesi

A cura di Redazione
21 settembre 2025 13:00
Vito Teti: “La Calabria rischia di svuotarsi, ma la restanza è un atto di speranza” -
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“Noi soffriamo di un gravissimo problema demografico”. Con queste parole Vito Teti, antropologo e scrittore, descrive la situazione attuale dei territori calabresi, dove molti paesi si stanno letteralmente svuotando e persino le città registrano un calo costante della popolazione. Un quadro definito “desolante”, con previsioni future tutt’altro che rassicuranti.

La domanda centrale è se la Calabria debba rassegnarsi alla morte dei suoi borghi o se invece sia possibile immaginare nuove forme di vita. Per Teti, la risposta è chiara: “I paesi vanno fatti vivere con dignità”. Questo significa garantire servizi essenziali, strade, ospedali, condizioni di vita che possano convincere i giovani a non partire e magari favorire anche il ritorno di chi, emigrato altrove, sogna di rimettere radici nella propria terra.

Accanto all’indifferenza della politica, Teti riconosce il valore delle esperienze nate dal basso: movimenti, associazioni e gruppi come Io Resto o i progetti di restanza che operano in diversi paesi calabresi, da Riace ad altre realtà dell’entroterra. Sono esperienze che, pur non risolvendo il problema strutturale, possono “invertire una tendenza che sembra inarrestabile”, mettendo in gioco speranza, iniziative culturali e sociali.

Secondo Teti, non basta l’idea di case a un euro o altri espedienti simili: la Calabria ha già un patrimonio immobiliare enorme, ma ciò che manca sono lavoro, infrastrutture e sanità. Un paese senza servizi rischia di trasformarsi in un contenitore vuoto, incapace di trattenere o attirare persone.

Nella riflessione dell’antropologo emerge anche un tema spesso dimenticato: l’accoglienza degli immigrati. Un certo numero di famiglie arrivate da fuori, in maniera ponderata e ben organizzata, potrebbe rappresentare un’occasione per ridare vita a comunità destinate all’abbandono.

Per Teti, la restanza non è una condizione passiva, ma una scelta di valori e di cambiamento: un modo per vivere nei paesi e non subirne solo il declino. “Se non si inverte la rotta,” avverte, “l’intero Meridione rischia di diventare un deserto”.

Danilo Ruberto

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