Crotone, un territorio in sofferenza: analisi delle criticità e prospettive di intervento

Nota del Coordinamento DemoS Crotone relativa alla situazione vissuta dalla città

A cura di Redazione
20 novembre 2025 08:30
Crotone, un territorio in sofferenza: analisi delle criticità e prospettive di intervento -
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Crotone - Come raccontano i dati Caritas e ISTAT 2025, la Calabria continua ad essere la maglia nera d’Italia per povertà assoluta ed esclusione sociale. Dietro le conferenze stampa e le inaugurazioni, una realtà sempre più difficile viene vissuta nelle case, nelle scuole, negli ospedali della regione. Le famiglie calabresi affrontano ogni giorno una crisi che non accenna a fermarsi e che, anzi, si sta radicando: secondo la Caritas, la povertà economica si intreccia a fragilità multidimensionali come la precarietà abitativa, il disagio sociale, la crisi ambientale e sanitaria, l’emigrazione dei giovani. La crisi ambientale colpisce la Calabria con numeri allarmanti: nel solo 2025 si sono bruciati 16mila ettari di bosco, con la provincia di Crotone tra le più colpite; il dato complessivo è di 143 km² di ecosistemi perduti per gli incendi, una ferita che spazza via biodiversità e futuro. Problemi come la perdita di boschi, la scarsità d’acqua, il dissesto idrogeologico e la qualità dell’aria mettono ulteriormente a rischio la salute e il benessere sociale. A Crotone, la questione ambientale si incrocia con l’eredità industriale e le criticità storiche dell’inquinamento. Gli studi del 2025 indicano livelli preoccupanti di particolato fine (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2) e metalli pesanti nei tessuti di pazienti oncologici, con valori anche trenta volte superiori ai limiti consentiti. Il traffico urbano e la mancata bonifica dei siti contaminati aggravano la situazione; la presenza di discariche industriali e l’inquinamento del suolo hanno causato un aumento del rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche tra i residenti. Programmi di bonifica sono in corso, ma il territorio continua a pagare le conseguenze di decenni di ritardi e di sottovalutazione dei rischi ambientali.

Questa emergenza, confermata da dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto, si traduce in un vero e proprio allarme sanitario: la città di Crotone vive una condizione di vulnerabilità che mette a repentaglio la salute pubblica, la qualità della vita e le possibilità di sviluppo locale. Non basta: l’ultimo rapporto BES ISTAT fissa la Calabria al fondo di quasi tutte le classifiche per reddito, occupazione, servizi pubblici e formazione. Solo la sicurezza sfugge, almeno in parte, a questa discesa, ma la situazione economica e sociale si presenta come una vera emergenza. Il Nord rimane “lontanissimo”: nel Mezzogiorno, il tasso di famiglie in povertà assoluta è il 10,5%, contro il 7,9% al Nord e il 6,5% al Centro. Il rischio di povertà, secondo Eurostat, in Italia è al 18,9%, due punti sopra la media UE, e la disuguaglianza del reddito è significativamente più alta rispetto al Nord Europa. L’occupazione vede il Sud fanalino di coda: in Calabria appena il 48,4% delle persone tra i 20 e i 64 anni ha un lavoro, fra i dati più bassi d’Europa e lontanissimo dal Centro-Nord dove la quota supera il 74%.

Questo divario strutturale si riflette sulle opportunità di vita, sull’emigrazione e sulla possibilità di emanciparsi dalla condizione di fragilità economica. La “fuga sanitaria” dal Sud al Nord è un altro termometro della disuguaglianza: il 22% dei malati oncologici meridionali si fa curare al Nord, contro uno 0,1% in senso inverso. In Calabria, l’incidenza di migrazione sanitaria raggiunge il 43% per le patologie gravi e croniche, con un esborso passivo di oltre 304 milioni di euro ogni anno verso le regioni del Nord, che raccolgono il 94% dei saldi attivi per la mobilità interregionale. Il Sud paga tempi lunghi e servizi carenti, mentre il Nord rafforza la propria attrattività e consolida il vantaggio competitivo. Questo divario Nord-Sud, che si allarga ad ogni tornata di dati, mostra una forbice che non è solo numerica, ma incide sulla quotidianità, sulle relazioni sociali e sulle prospettive di intere comunità meridionali come Crotone e la Calabria. E poi c’è Crotone, la provincia che più di tutte paga il conto della crisi. Secondo ItaliaOggi, è penultima in Italia per qualità della vita, scendendo ancora rispetto all’anno precedente. Un record negativo che si traduce in numeri: ultimi posti sul lavoro, minimi storici per diplomati e laureati, disoccupazione giovanile fuori controllo, povertà immobiliare cronica.

Un territorio che si spopola, dove ogni anno centinaia di giovani e famiglie decidono di tentare fortuna altrove, privando la città di energie e intelligenze. In questo scenario ci si interroga: dove sono le politiche strutturali? Dove gli investimenti che dovrebbero cambiare il volto della città e della regione? Si moltiplicano eventi e slogan, i progetti si fermano spesso alla comunicazione. Non solo: la componente spettacolare delle iniziative pubbliche produce un effetto di appagamento momentaneo, una sorta di “fast cultura” che dà l’illusione di vitalità senza tradursi in cambiamenti reali. Manifestazioni, festival, occasioni celebrative diventano strumenti di controllo, distraendo dall’urgenza delle questioni sociali e alimentando una soddisfazione effimera che distoglie l’attenzione dai problemi strutturali. La sfida allora è prima di tutto politica. Servono decisioni concrete che vadano oltre le logiche di facciata, puntando su interventi strutturali che attualmente mancano.

Per la scuola, investire davvero significherebbe modernizzare gli edifici, rafforzare la lotta alla povertà educativa e ampliare le opportunità. Sul lavoro, occorre incentivare l’occupazione stabile, valorizzare i settori chiave e combattere la precarietà. Per i servizi pubblici, il rilancio non può limitarsi a sportelli simbolici o iniziative sporadiche: servono politiche integrate e accessibili realmente. Sul fronte sanitario, bisogna arrestare l’emigrazione sanitaria — vera “povertà di fiducia” nel sistema — e recuperare dignità ai servizi di prossimità e all’assistenza alle fasce deboli. La grande occasione mancata: il PNRR e le sue ombre sulla Calabria e Crotone La straordinaria disponibilità di risorse del PNRR avrebbe potuto rappresentare la svolta per tutto il Mezzogiorno: scuole nuove, ospedali moderni, infrastrutture digitali e politiche occupazionali innovative, ma anche difesa del territorio e prevenzione ambientale. Eppure, a Crotone e in molte zone della Calabria, la percezione diffusa è che i fondi siano stati utilizzati al di sotto delle potenzialità, dispersi in interventi minimi, ritardi burocratici e progetti più “di immagine” che di impatto sociale. Il rischio ora, senza una correzione di rotta, è che questa opportunità storica venga ricordata come l’ennesima occasione sprecata.

Fino ad oggi, la risposta dominante è stata la rincorsa all’evento, all’opera da inaugurare, al festival che “fa vetrina”, lasciando spesso irrisolti i nodi chiave del territorio. La Calabria e Crotone rischiano così di sprofondare in una crisi senza ritorno: svuotate dalla migrazione di giovani, impoverite nel tessuto produttivo, devastate dagli incendi e dall’emergenza sanitaria, sempre più dipendenti da politiche-tampone e da una narrazione ottimista che non trova riscontro nella vita reale delle persone. Solo uscendo da questa dinamica, scegliendo il coraggio della profondità e del radicamento, sarà possibile invertire la rotta e restituire una prospettiva alle nuove generazioni. Il futuro del territorio dipende da politiche che rompano la routine delle facili promesse. Le cifre sono impietose, la domanda resta: a chi giova oggi il “suonare mentre la nave affonda”? La prossima volta che andrete ad assistere a un concerto gratuito, o parteciperete a uno degli eventi speciali che animano la città, mentre vi divertite pensate anche alla città che lentamente si sta spegnendo. E comunque, all’ultimo che va via, si raccomanda: non dimenticate di spegnere la luce.

Coordinamento DemoS Crotone

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